Esattamente un anno fa, Jina Mahsa Amini, 22 anni, curdo-iraniana, è stata arrestata per aver presumibilmente disobbedito al rigido codice di abbigliamento femminile iraniano. Tre giorni dopo è morta in stato di detenzione, dopo essere stata brutalizzata dalla polizia morale iraniana. Questo ha scatenato disordini civili e proteste contro il regime iraniano, guidati principalmente dalle donne che lottano per i loro diritti e le loro libertà:

Per onorare Jina Mahsa Amini e il Movimento Donna, Vita, Libertà, composto da migliaia di attivisti in Iran, alcuni dei quali sono detenuti o ancora in pericolo, il Gruppo S&D ha deciso con fermezza di nominarli* come propri candidati al Premio Sacharov 2023**, assegnato ai difensori dei diritti umani e del diritto internazionale.

Il Gruppo S&D aveva inoltre presentato con orgoglio altre due candidature che avrebbero meritato ampiamente il premio, vale a dire:

- le ONG che negli ultimi decenni hanno lavorato incessantemente per salvare migliaia di vite e fornire assistenza alle persone in difficoltà che, per sfuggire alla miseria e alla violenza, rischiano la vita attraversando il Mar Mediterraneo.

- Il Movimento giovanile russo per la democrazia Vesna, un movimento democratico attivista che, dal 2013, mette in contatto più di un centinaio di giovani liberali e democratici che lottano per la creazione di una Russia democratica.

L’europarlamentare Pedro Marques, vicepresidente S&D per gli affari esteri, ha dichiarato:

“Una ciocca di capelli fuori dal velo di Jina Mahsa Amini, il fanatismo e la violenza della polizia morale, la morte, la nascita di una rivolta. Da quel tragico 16 settembre 2022, le strade dell’Iran sono state prese d’assalto da donne e uomini che hanno manifestato fianco a fianco per rivendicare i propri diritti con lo slogan «Donna, vita, libertà»”.

“La morte della ragazza curdo-iraniana di 22 anni ha portato a proteste di massa con le donne che non indossavano il velo o si tagliavano i capelli in segno di sfida al regime iraniano. La risposta delle autorità iraniane è stata brutale: decine di migliaia di persone sono state arrestate, uccise nelle strade, torturate e violentate in prigione. Da allora, la brutalità e la repressione dei movimenti di protesta in Iran non sono cambiate.”

“Tutti i nostri candidati avrebbero meritato il premio e certamente meritano il nostro più profondo sostegno e la nostra gratitudine per il loro impegno quotidiano nel salvare vite umane e nel garantire la democrazia e il rispetto dei diritti umani e della dignità. La decisione di S&D di puntare sull’Iran per il Premio Sacharov è dovuta alla brutale repressione del regime sui diritti delle donne e alle proteste del regime iraniano che sono state particolarmente violente e drammatiche.”

Nota ai redattori: 

*La candidatura: donne che lottano per i diritti umani rappresentate da: 

Jina Mahsa Amini e il movimento di protesta

 Jina Mahsa Amini è una vittima della brutale repressione delle autorità iraniane contro le donne. Jina Mahsa Amini è nata il 21 settembre 1999 da una famiglia curda a Saqqez, nella provincia del Kurdistan, nell’Iran nord-occidentale. Mahsa era il suo nome ufficiale persiano, mentre il suo nome curdo era Jina, e questo era il nome usato dalla sua famiglia. Jina Mahsa ha frequentato la Taleghani Girls’ High School di Saqqez, diplomandosi nel 2018. Al momento della sua morte, era appena stata ammessa all’università, con l’obiettivo di diventare avvocato. Il 13 settembre 2022, Jina Mahsa Amini è stata arrestata dalla polizia morale iraniana per aver presumibilmente violato le rigide regole che impongono alle donne di coprirsi i capelli in pubblico. Come testimoniato dai suoi co-detenuti, Jina Mahsa Amini è stata torturata nel furgone mentre si recava alla stazione di polizia. Due ore dopo il suo arresto, a causa della brutalità della polizia morale, Jina Mahsa Amini è stata trasferita in condizioni disperate all’ospedale di Kasra, dove è entrata in coma ed è morta pochi giorni dopo.

 La morte ha portato a proteste di massa con protagoniste le donne che non indossavano il velo o si tagliavano i capelli in segno di sfida al regime iraniano.

**Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero è stato assegnato per la prima volta nel 1988 a Nelson Mandela e Anatolij Marčenko. Il riconoscimento viene tributato a individui, gruppi e organizzazioni che hanno dato un contributo straordinario alla tutela dei diritti umani. Diversi vincitori, tra cui Nelson Mandela, hanno poi vinto il Premio Nobel per la pace.

Il Parlamento europeo assegna il Premio Sacharov durante una seduta plenaria ufficiale a Strasburgo verso la fine di ogni anno. Ciascuno dei gruppi politici del Parlamento può proporre delle candidature, decidendo poi insieme una rosa di tre candidati. Il vincitore finale viene scelto dalla Conferenza dei presidenti, un organo del Parlamento europeo composto dal presidente e dai leader di tutti i gruppi politici del Parlamento. La decisione è prevista per ottobre 2023.

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